Lasciare i segni. Sul cammino incroci persone, vite, storie che ti si palesano davanti a te all’improvviso. Come un fiume in piena e ti si attiva una sete di voler conoscere qualcosa in più. Un pezzetto di vita che può darti un nuovo punto di vista, un momento di confronto e di dialogo dopo ore di silenzio. Si crea una certa predisposizione che nella vita reale difficilmente capita, almeno non così in modo naturale e sincero. Ti siedi su una panchina e qualcuno si siederà al tuo fianco per scambiare due parole. Ti alzi al mattino ancora con gli occhi mezzi chiusi e tempo di capire se hai tutto qualcuno condividerà con te la colazione e vi metterete a contare insieme quante ore si è dormito, maledicendo il compagno russatore e ridendo perché non ti ricordi mai di avere i tappi nello zaino e quel particolare ti torna sempre in mente al mattino. Inizi a camminare e saluterai ogni pellegrino. È facile riconoscerli. Non è lo zaino ad aiutarti, ma la luce dei loro occhi. Sono tutti sorridenti anche se hanno male a un piede, le vesciche e le tendiniti prima o poi toccano a tutti. Sono lì, pronti ad affrontare nuovi chilometri, a scoprire nuovi luoghi e soprattutto a sfidare i propri pensieri. Quelli escono a galla quando meno te lo aspetti e forse per questo poi uno inizia a scrivere e a lasciare segni lungo il tragitto. Per necessità di liberare la mente e fare spazio. Per dare una reale forma alle emozioni che si prova stando lì. Per dare il proprio contributo. Per ricordare. Per gli altri. Per se stessi. (Sì, ancora parlo della via Francigena con lo stesso sorriso che avevo mentre ero in cammino e sì ho lasciato pure io la giusta dose di pensieri strada facendo. Alcuni proprio lì. Sotto sotto sono una romantica sognatrice.)
Storie di cammino, 5

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