“Quando un gesto diventa abitudine che succede? Nulla fino a quando cessa di esistere.”
Freddo, cinico, schietto. Un modo di vedere le cose quasi come se non lo sfiorassero. In fondo a lui le azioni metodiche non erano mai piaciute. Complici la distrazione e la poca costanza. Iniziava mille cose, ma non ne finiva manco una. Fatica? No, la definizione corretta era indifferenza quasi vicina al menefreghismo. Non poteva farci nulla, andava sempre così e diciamolo pure non si era mai sforzato di far andare le cose diversamente. Come quelle poche relazioni finite sempre con la stessa scusa. Mi annoio. Forse sei troppo presa. Forse non mi hai compreso. Forse quello che non comprendeva era lui. Probabile. Eppure ora si trovava in una di quelle situazioni strane, non programmate e questa cosa lo mandava decisamente in tilt ma non lo avrebbe ammesso mai. Telefono alla mano e la speranza che non fosse troppo tardi per (ri)trovare tra la folla quella ragazza dal maglioncino blu.
Dall’altra parte della città, invece, c’era una lei che le abitudine se le cuciva addosso. Per paura di dimenticare. Per mania di controllo. Per qualche stupida convinzione che così la vita poteva essere vissuta a piccole dosi con delle paranoie calibrare. Per non farsi male. Sciocchezze che amava raccontarsi perché diciamocelo di vivere le cose con leggerezza proprio non ci riusciva. Probabilmente pensava anche per chi non aveva ancora manco iniziato a pensare a fare o dire qualsiasi cosa. Follia. Una regina di monologhi quando poi nella realtà detestava interagire o fare la prima mossa. E come ci era arrivata su questo molo ad aspettare qualcuno proprio non lo sapeva. Da buona abitudinaria si era convinta che forse tornando qui ogni giorno forse lo avrebbe rivisto e in caso fosse andata male ci avrebbe guadagnato un tramonto. Forse anche più di uno. in fondo stava diventando un’abitudine pure quella, no?
(Tratto dai pensieri aggrovigliati del lunedì)
Canzone da ascoltare: un’altra volta da rischiare, Ermal Meta feat J.Ax
Rispondi